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“la follia degli onesti: per una causa giusta è giusto battersi, sempre…”

 

Taranto era la città.  Dal suo paese la si vedeva benissimo con il cielo terso di tramontana, prima che le si affiancasse cupa ed enorme l’Italsider.

Taranto,  la cui imponente muraglia dell’Arsenale ricordava l’antica austerità spartana. Taranto che aveva la Rinascente, mica solo la Standa. La sconfinata Villa Peripato, ideale luogo per imboscarsi dopo aver marinato la scuola. Le strade ampie del borgo murattiano e la cronometrica regolarità dei bus, quando il traffico privato era appena agli albori e non si parcheggiava in doppia fila. Il lungomare sontuoso e con stabilimenti di prestigio. Il ponte girevole sul castello aragonese che portava alla “città proibita” e a Piazza Fontana, cuore della “tarantinità” dei pescatori. Per non parlare di via d’Aquino e della mitica SEM, il Pedrocchi di Taranto.

Pietro ebbe il privilegio di andarci legittimamente per frequentare il  “Righi”, l’ITIS,  ma frequentò più la città che la scuola e venne giustamente bocciato. Era la metà degli anni sessanta. Le ciminiere dell’Italsider non avevano ancora creato quella cappa grigio-rossastra che intristisce chi si avvicina alla città.

Poi ci tornò da dirigente del Circolo Lenin di Puglia per dare sostegno alle giovani avanguardie studentesche e alle sparute presenze di operai rivoluzionari alla Belleli, alla ICROT. Nel 1971 partì per Reggio Calabria il treno speciale della FLM (federazione lavoratori metalmeccanici): bisognava riaffermare che il Sud non era appannaggio dei fascisti di Ciccio Franco. E chi meglio di Taranto, storico baluardo “rosso”, poteva farlo? E Pietro era lì, ovviamente.

Nel ‘78, conclusa l’esperienza milanese e la carriera di “informatore scientifico”,  a Taranto Pietro indossò la tuta di operaio e lavorò al raddoppio della raffineria con l’Agis Meccanica. Sveglia alle 5 di mattina e “gamella” per la colazione.

E discussioni interminabili e vivacissime con Nello Di Gregorio e Giovanni Cazzato della Fiom, con Mimmo D’Andria e Gianni Florido della Fim, con Aldo Pugliese della Uilm.

Nel Carcere di Taranto, agli inizi del 1995, Pietro incontrò per la prima volta Pietro Venezia arrestato qualche giorno prima a Laterza

Ma Taranto restava sempre la città dove andare volentieri a vedere un film, a prendere un caffè alla SEM e a fare quattro passi in piazza della Vittoria.